Io e mia madre, inclusi ed esclusi i compleanni

Io sono il figlio di mia madre.
E fin qui, mi direte, tutt’appost.
E c’avete pure ragione voi, perchè detta cosí non si percepisce per quello che vale, o meglio, non esplode nella vostra testa per quello che proporzionalmente vale per me.
Bene, come inizio non c’è male, ingarbugliato, direi.
Forse, dando spazio ai ricordi, l’impresa riesce meglio.
Il suo viso giovane e sorridente che mi dice, senza parlare, che è tutto a posto è la prima immagine che ho (fa molto libro di Fabio Volo, lo so)
Rivedo i suoi capelli scuri, lucenti, con un taglio corto anni 80, le sue mani affusolate e con un pelle sottile, risento la sua voce che mi chiama dal balcone di casa…antonioooo…antoniooooo, dov’è Antonio? (Cosí va meglio, più vicino ai particolari, alla Hemingway)
La vedo triste, sul letto di casa che non trovava pace, ma è meglio non ricordare.
Ricordo i suoi abbarcci, i mille complimenti ad un adolescente tumultuoso ed ingovernabile, la dose quotidiana di spazio e di comprensione, la materna bipolarità di chi in fin dei conti vuole solo salvarti da se stessa e dagli errori.
Io mia madre l’ho capita tardi, nei suoi conflitti, nel suo modo unico ed originale di essere al mondo, nella sua stravagante fantasia che fa a cazzotti con tutto quello che di dovere si doveva e si deve fare.
Io ho sempre pensato di appartenere a lei per molte più cose di quante ne riesca ad immaginare. L’educazione che ho ricevuto è stata per molti versi cercare di farmi essere com’ero, anche sbagliando, azzopando la capa, come si converrebbe a casa mia.
Ho scritto anche una canzone che parla di lei, di me e di lei, del mondo, del traffico di Roma e di tante altre cose in realtà, si chiama Gli Idealisti,
Strano caso, è anche il nome della mia band.
Non sono contento di pensare a mia madre quando canto questa canzone, mi sforzo infatti di non farlo, ma i tempi sò tempi, come disse il filosofo, e per ogni cosa, ogni momento, c’è un’età ed uno stato d’animo.
Oggi è il compleanno di mia madre e cercavo tra le carte dei vecchi ricordi qualcosa che le appartenesse per sentirla più vicina, per celebrare in qualche modo con lei il fatto di esserci anche oggi, orgogliosamente, seppur lontano, fieramente derivato oltre che genetico, spirituale.
Spesso penso a questa distanza dalle persone e dai posti dove ho amato la vita più di quanto oggi mi sforzo artificiosamente di fare.
Spesso mi ripeto come un mantra che presto, subito cambierà qualcosa.
Ma forse mi sto solo illudendo per non arrendermi a delle effettive evidenze, ma va bene cosí, mi drogo quotidianamente di speranza.
Ho cambiato di nuovo discorso. Male, sto invecchiando male.
Tutto questo era per dirti auguri Mamma, perchè sei stata e sei oggi il luogo dove di più ho amato la vita.
Il tuo figlio scapestrato pensa ancora oggi a te quando pensa ai suoi successi e ai suoi progetti, pensa a come dirtelo e a come reagirai. In fin dei conti, infantilmente, voglio solo che tu sia sempre fiera di me.

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